Il mainstream è morto
Nell'era digitale, i fenomeni mainstream come li abbiamo conosciuti in passato non esistono più. Ecco perché non ha più senso piacere a tutti.
Ciao ,
la scorsa settimana sono stato due giorni al Videns Festival, evento su creatività e marketing che non mi ha deluso. Ho scelto l’argomento principale di questa newsletter proprio da un intervento che mi ha fatto riflettere, raccontato da Riccardo Haupt (CEO di Chora Media e Will).
Cosa significa mainstream?
<mèinstriim> s. ingl., usato in it. al masch. – Espressione usata prevalentemente in ambito artistico (musica, cinema, letteratura, ecc.), per indicare la corrente più tradizionale e anche più seguita dal grande pubblico. In contrapposizione a prodotti artistici d’autore, o legati alla cultura underground e giovanile, il termine può anche avere una connotazione dispregiativa, per indicare quegli artisti che sono spinti da motivazioni puramente commerciali.
[Treccani]
Oggi viene identificato come mainstream qualsiasi cosa inizi ad avere un minimo di popolarità, ma se pensiamo al passato il vero mainstream era altro.
Pensa alla televisione.
Negli anni ‘90 tutti guardavano contemporaneamente la stessa cosa. Nello stesso momento. Milioni di persone.
La musica su MTV dettava legge, e tutto quello che non passava da lì era ignoto ai più. La classifica di TRL indicava i brani del momento, c’erano fenomeni cross-generazionali come Jessica Fletcher, guardata dalle nonne ma nota anche ai nipoti. C’era Titanic al cinema con 400 milioni di biglietti venduti e persone che andavano a vederlo 3, 4, 10 volte. Esistevano serie tv come Lost, dove tutti aspettavano il prossimo episodio ogni settimana e milioni di persone in tutto il mondo lo vedevano in contemporanea.
Oggi quel fenomeno non è più riproducibile: ognuno di noi fruisce della stessa informazione da contenitori diversi in momenti diversi, in modo asincrono.
La prima conseguenza per me è chiara: le polemiche su quanto siamo controllati sui social sono all’ordine del giorno, tutti parlano di come gli algoritmi possano plasmare il nostro pensiero e condizionarci, ma anche se ci sono problemi evidenti siamo davvero sicuri che in passato non fosse peggio?
Prima il potere di influenzare l’informazione pubblica era molto più forte. Era imposto dall’alto, in una modalità quasi dittatoriale: devi guardare questo programma, con questi contenuti, all’ora che scelgo io. E milioni di persone erano lì.
Quindi il mainstream è morto?
Forse sì.
Sicuramente abbiamo più scelta.
Siamo nell’era delle community, dei contenuti spezzettati e suddivisi per interessi, in uno scenario dove lo streaming online ha il 40% del mercato ed è suddiviso tra decine di player differenti. YouTube ha circa il 10% di quel mercato, Netflix l’8,4%. Non esiste un’unica piattaforma, tutto è suddiviso su tanti contenitori.
Ecco perché è arrivato il momento di smettere di scrivere per tutti: non ha più senso.
Individua la tua nicchia di riferimento, un pubblico ben preciso che possa riconoscersi in quello che fai e trarne valore. Il pensiero unico non esiste, non aver paura di scavare a fondo e ritagliarti uno spazio indiscutibilmente tuo.
Mentalità imprenditoriale
Cosa significa avere una mentalità imprenditoriale?
Nell’era in cui siamo, un esempio immediato è comprensibile da chiunque: significa NON usare l’intelligenza artificiale per fare lo stesso lavoro di ieri con gli strumenti di oggi.
Serve di più.
Non basta ottimizzare. Quello è un processo normale, alla portata di tutti, che non fa la differenza e non porterà al salto di qualità.
Per andare oltre bisogna usare le nuove tecnologie per fare ciò che prima non era possibile. Quello è il vero salto.
Come arrivarci?
Studiando, con l’umiltà di continuare a formarsi e non sentirsi arrivati, e magari facendo anche formazione in collaborazione. Anche con il cliente, per lavorare e progettare insieme soluzioni che vadano in una nuova direzione.
Non è per tutti, ma può fare la differenza. Sicuramente più di usare ChatGPT per farsi riassumere un testo.
[Riflessione presa dall’intervento di Francesco Pelosi al Videns Festival]
Link utili, selezionati a mano
Entertainment studio
GRAiL è un studio creativo che usa l’AI per realizzare video e animazioni di livello incredibile, in tempi velocissimi rispetto a quello che si poteva fare solo pochi anni fa. L’ho scoperto seguendo uno speech di Guido Callegari a Videns. Guarda il portfolio perché ti farà restare a bocca aperta.
Pubblicità da non dimenticare
Durante Videns Festival ho raccolto una serie di video che mi hanno emozionato, colpito, affascinato. Magari qualcuno l’hai già visto: Mr. Wind di Epuron è meraviglioso, ma anche il casting e la fotografia di Ice skating priests.
Il boss
Qualche giorno fa Bruce Springsteen durante un concerto a Manchester ne ha dette diverse contro Trump, che non l’ha presa bene. Qui il video del concerto, nel minuto del monologo.
eSIM
Cerchi una SIM virtuale per il tuo prossimo viaggio fuori dall’Europa? Mi sono trovato molto bene con Saily: ha le tariffe migliori del mercato, ottima copertura e un’app ben fatta. Se usi il codice TOMMAS4317 hai 5$ di sconto sul tuo primo acquisto (e regali lo stesso valore anche a me).
Filtri intelligenti
Sto usando JetSmartFilters per applicare dei filtri dinamici a siti WordPress, e il risultato è ottimo. Funziona con i loop di Elementor e con WooCommerce. Qui trovi una pagina su cui sto lavorando per il mio progetto GdR Players.
Aggiornamenti vari
Questa è la prima newsletter dopo i 15 giorni trascorsi in Giappone qualche settimana fa. Non ho ancora fatto ordine tra le centinaia di foto e video: ho anche una discreta collezione di cartelli, poster, interfacce e segnaletiche che hanno attirato la mia attenzione. Nella mia testa potevano essere oggetto di una newsletter, vediamo cosa viene fuori per la prossima.
Nel frattempo ti segnalo che il 6 giugno sarò all’UX Day a Faenza, puoi ancora comprare il biglietto a prezzo ridotto fino a domani. Vieni? Fammelo sapere!
A presto,
Tommaso
tomstardust.com
#quoteoftheday
Some beautiful paths can’t be discovered without getting lost.
Erol Ozan
L’ultima newsletter ha avuto un open rate del 42%. Il link più cliccato è stato il sito di Alessandra Bolognese, a proposito di antifragilità.
Grazie per aver letto Ecosistema Digitale.